E’ passato in via definitiva al Senato ‘Destinazione Italia’ che nelle intenzioni del governo dovrebbe attrarre gli investimenti esteri in Italia e aumentare la competitività delle imprese nostrane. Per il M5S si tratta dell’ennesimo decreto-macedonia, confuso e disorganico, ma soprattutto privo di una strategia complessiva di sistema. Noi abbiamo combattuto duramente contro il provvedimento, ma come sempre in maniera concreta, pragmatica e costruttiva, cercando di migliorarlo là dove era possibile. E in ogni caso denunciando abusi, storture e porcate. A parte la grande vittoria sulle compensazioni dirette tra cartelle Equitalia e crediti verso la Pubblica amministrazione, il MoVimento 5 Stelle ha comunque strappato altri risultati importanti.
1) Abbiamo difeso il prezzo minimo garantito di vendita dell’energia ceduta alla rete per impianti fotovoltaici fino a 100kW picco e idroelettrici fino a 500kW. Il decreto prevedeva il meccanismo del prezzo zonale orario che rischiava di mettere in difficoltà gli impianti più piccoli e non speculativi.
2) Abbiamo ottenuto che l’Aeeg (Autorità per l’energia elettrica e il gas) agisca per rendere più facilmente confrontabili dal consumatore le offerte commerciali.
3) Abbiamo fatto in modo che i dati di consumo in favore dei clienti siano chiari e puntuali per favorirne la lettura. Inoltre devono essere effettivi e non stimati, in caso di sistema di tele-lettura, per una fatturazione fedele alla realtà. Solo così il consumatore può valutare il proprio profilo corretto in relazione alle diverse offerte commerciali.
4) Abbiamo ottenuto che il controllore dei contatori sia davvero terzo e imparziale rispetto a gestori e distributori dei servizi energetici. Il controllore va infatti separato dal controllato.
5) Abbiamo impegnato il ministero dello Sviluppo economico a favorire la creazione di energia da fonti rinnovabili per le isole minori non collegate alla rete elettrica nazionale. Si sono infatti sprecati troppi soldi per coprire il fabbisogno di queste aree attraverso fonti fossili.
6) Abbiamo imposto chiarezza sul tema della certificazione della prestazione energetica degli edifici e abbiamo rafforzato la formazione delle professionalità che operano in questo settore.
7) Con una forte pressione politica e mediatica siamo riusciti a far saltare l’articolo 8 sull’Rc Auto che faceva l’ennesimo favore alla lobby delle assicurazioni, a danno dei consumatori e delle carrozzerie indipendenti.
8) Abbiamo ottenuto la mappatura delle reti in fibra ottica per superare più rapidamente il digital divide che affligge il Paese.
9) Siamo riusciti ad allargare il bonus-libri ai testi scolastici digitali.
Malgrado tutte queste importanti conquiste, il decreto ‘Destinazione Italia’ resta pieno di autentiche schifezze.
Dovendo partire con l’alleggerimento della bolletta energetica il Governo ha scelto la sua solita strada: quella di affossare le rinnovabili al fine di salvare le fossili.
Rimane l’agevolazione legata al Cip6 che riguarda anche le assimilate. E resta l’assurdità dell’interrompibilità (chi rinuncia a consumare energia nei momenti di picco di domanda viene risarcito): un indennizzo che poteva avere senso durante il boom economico, ma che non ha più alcuna utilità adesso che la disponibilità di energia è nettamente superiore alla domanda. Il governo nicchia di fronte alla richiesta di abolire l’agevolazione? Certo, servirebbe un vero Piano Energetico Nazionale che ad oggi non esiste.
Gli articoli 3, 6 e 9, rispettivamente “credito d’imposta per attività di ricerca e sviluppo”, “misure per favorire la digitalizzazione e la connettività delle Pmi” e “misure per favorire la diffusione della lettura”, sono molto interessanti, ma viziati da un errore grossolano: l’assenza di copertura finanziaria, fatto che abbiamo denunciato anche in modo formale.
Una nostra grande battaglia ha riguardato l’articolo 4 del decreto, quello sulle bonifiche, che in realtà finisce per violare il principio europeo del “chi inquina paga”. A pagare sono invece i cittadini per colpa di un condono in favore dei grandi inquinatori, senza peraltro che sia stabilito un tetto all’eventuale sostegno pubblico.
Allo stesso modo abbiamo denunciato il meccanismo delle cartolarizzazioni, contenuto nell’articolo 12, che finisce per gonfiare indebitamente l’economia di carta, la finanza malata, senza però vincolare le banche a dare sostegno reale alle imprese che combattono contro il credit crunch. Ci siamo dimenticati di Lehman Brothers e della crisi del 2008? Forse loro sì. O forse fanno finta di aver dimenticato.
Noi invece non lo abbiamo scordato e continueremo a lavorare duro per i cittadini e per le piccole imprese.