Roma – Non solo lo smacco del mancato accorpamento, pure il rischio di una mancata informazione
Neanche le trivelle dovessero andare ad agire nel loro cavo orale. Niente, l’ennesimo tassello contro l’operazione referendaria è stato piazzato. Non ci resta che appellarci al presidente della Commissione di Vigilanza Rai, Roberto Fico, e al numero uno dell’Agcom, Angelo Cardani, affinché la campagna per il referendum contro le trivelle in mare possa partire il 3 marzo, correttamente con almeno 45 giorni di anticipo sulla data della consultazione. Il tempo necessario a Fico e Cardani per espletare le rispettive procedure è scarso: sul piatto ci sono la programmazione dei palinsesti con gli spazi elettorali autogestiti, le tribune politiche… Quel mese e mezzo di tempo garantito per una corretta ed equa informazione è a rischio. L’appello è che oltre a metterci velocità, manifestino contro il Governo per dare garanzia al loro lavoro, nel rispetto dei tempi che la legge prevede a favore dei promotori del referendum.
Dopo aver silenziato ogni percorso che mirava ad accorpare referendum con elezioni amministrative, percorso più che fattibile per un Governo così arrembante, la data presentata a Mattarella, e da lui accettata, è un perfetto equilibrismo tra il dare il minor tempo possibile per svolgere la campagna di informazione referendaria e l’evitare che al quesito ammesso siano accorpati gli altri due, ben più determinanti, su cui la Corte costituzionale delibererà l’ammissibilità il 9 marzo.
Insomma: la strada naturale avrebbe portato in un’unica data, tra fine maggio e metà giugno, lo svolgimento contemporaneo delle elezioni amministrative e dei quesiti referendari. Ora occorre compiere i miracoli per portare adeguata informazione in tutta Italia sul referendum sulle estrazioni degli idrocarburi e, nel caso di parere favorevole della Consulta il 9 marzo, riaprire le urne tra chissà quanti mesi per tornare ad esprimersi sullo stesso argomento con quesiti diversi. Nel mezzo un’elezione amministrativa che se accorpata avrebbe fatto risparmiare circa 300 milioni di euro.
Appello dunque per stimolare solerzia nel presidente della Commissione di Vigilanza Rai e nel numero uno dell’Agcom, affinché, alla luce della legge 28 del 2000, garantiscano tempi brevi per il via libera all’informazione. Dopo gli equilibrismi di un Governo che sui referendum dovrebbe esprimere terzietà, le figure di Fico e Cardani sono l’unica mancia democratica che resta ai promotori del referendum.