Classifica europea digitalizzazione: all’Italia piace il fondo

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Quest’anno l’UE ha rilasciato il rapporto DESI (Digital Economy and Society Index), andando oltre la classica visualizzazione a cui ci aveva abituati.

Sono infatti possibili vari tipi di strumenti di comparazione, che soddisfano a pieno gli appassionati di analisi, e che potete trovare qui

Come sapete questo rapporto fornisce un’analisi dei 28 paesi membri dell’UE basata su 5 indici composti: 1 connettività (Reti fisse a banda larga, reti mobili a banda larga e relativi prezzi), 2 capitale umano (uso di Internet, competenze digitali di base e avanzate), 3 uso dei servizi Internet (Uso di contenuti, canali di comunicazione e transazioni online da parte dei cittadini), 4 integrazione delle tecnologie digitali (digitalizzazione delle imprese e e-commerce), 5 servizi pubblici digitali (e-Government e sanità digitale).

 

Anche per quest’anno l’Italia non vanta grossi progressi di posizionamento, restando 25esima su 28 paesi (un po’ deludente per un paese del G7).

La sintesi è: Denmark, Sweden, Finland, and the Netherlands have the most advanced digital economies in the EU… Romania, Greece and Italy have the lowest scores on the DESI.”

Insomma, volendo vederla in modo positivo, c’è tanto da fare!

Ma andiamo a vedere alcuni indici in particolare.
L’italia negli ultima anni ha infatti lavorato sul tema infrastrutture, adottando la Strategia per la crescita digitale 2014-20203 e la Strategia per la Banda Ultralarga.
Banda larga veloce
Dal punto di vista delle infrastrutture di rete il rapporto sottolinea un progresso: “segnale positivo è offerto dalle prestazioni in termini di copertura delle reti NGA (87% delle famiglie coperte da VDSL FTTP o Docsis 3.0), che appaiono in fase di recupero (dal 23º posto del 2016 al 13º del 2017)”. (attenzione, copertura non significa abbonamenti, ma in ogni caso è un dato positivo).

Nonostante l’alta copertura delle reti di nuova generazione NGA, la diffusione di abbonamenti da almeno 30 Mbps è solo nell’ordine del 12% di abitazioni (la media europea è al 33%, gulp!), risultato che ci fa piombare al 26° posto (certifico che a casa mia i 30 Mbps me li sogno)
BANDA LARGA ULTRAVELOCE
La diffusione della banda larga ultraveloce tocca la percentuale del 4,8% (era l’1,1% nel 2016) di abitazioni con abbonamento con almeno 100 Mbps, e copertura del territorio che si attesta al 22% (contro una copertura media UE del 58%). Anche qui segnamo un magro 25° posto.

Guardando tutti gli indici che formano il DESI sul versante connettività, 26esima è attualmente l’Italia, contro un 25esimo del 2016. Un (magro) passettino avanti.

Questo magro risultato, vorrei sottolinearlo, incide sulla competitività e rapidità del lavoro di ciascuno di noi.

Passiamo all’indice successivo, che ci dice cosa ci facciamo con questa banda larga.
Cito il rapporto:
L’Italia non è riuscita a fare progressi nella classifica riguardante l’utilizzo di Internet, confermandosi al penultimo posto in classifica. L’utilizzo di servizi online come shopping online, e-Banking e social network ha segnato un lieve aumento. In Italia, la lettura delle notizie online si colloca al di sotto della media UE, probabilmente come conseguenza del crescente utilizzo di servizi a pagamento da parte dei media.

So che molti di voi avranno pensato “sull’uso dei social network e di youtube saremo i migliori”, e invece devo deludervi! Anche lì, non siamo affatto primi.
23° per quanto riguarda la percentuale di utenti social contro una media del 65% dei paesi UE (stra-gulp!), stesso risultato per i servizi banking (23°), shopping (25° su 28 stati) e news online(28° – chi l’avrebbe mai detto! stavolta ironico). Andiamo un po’ meglio sui servizi online che riguardano la fruizione musicale e video, ma la media di queste cifre ci porta comunque al penultimo posto sull’uso dei servizi internet degli stati UE: 27°.

Ok, per i “classici” servizi online non va benissimo… ma vediamo il punto di vista dal lato imprese (eBusiness).

Integrazione delle tecnologie digitali
Durante lo scorso anno, pur avendo fatto qualche progresso sul fronte dell’integrazione delle tecnologie digitali da parte delle imprese, l’Italia è comunque retrocessa dal 19º al 20º posto in classifica, in quanto altri paesi hanno registrato un’evoluzione più rapida. Le imprese italiane si collocano al di sopra della media (con relativo avanzamento in classifica) per quanto riguarda l’utilizzo di soluzioni di eBusiness come scambio di informazioni elettroniche e RFID.

Sul fronte dell’e-commerce, tuttavia, il quadro si presenta contraddittorio: a un incremento della percentuale di PMI che si dedicano ad attività di vendita online, anche a livello transnazionale, fa infatti da contrappeso una flessione delle vendite elettroniche (percentuale rispetto al fatturato passa dal 6,4 al 5,8%). L’Italia ha lanciato una strategia Industria 4.0 di ampio respiro, ora ribattezzata Piano Impresa 4.0 al fine di meglio riflettere la portata dell’iniziativa, che non si limita al settore manifatturiero. Le detrazioni fiscali sugli investimenti, correlati a Industria 4.0, in beni strumentali, software, macchinari e attrezzature industriali, sono state prorogate fino alla fine del 2018”.

Guardando la tabella relativa a questo indice, ancora non risultano esserci dati relativi alla fatturazione elettronica che dal prossimo anno sarà obbligatoria, e che sicuramente ci farà guadagnare terreno sul rapporto 2019. Il dato che riguarda la vendita online da parte delle PMI è sì in crescita, ma resta ancora molto basso rispetto agli altri stati membri. Siamo infatti 25°, e registriamo il 7,9% di aziende coinvolte nella vendita online rispetto al totale delle nostre PMI. Una cifra piuttosto bassa dunque (la media UE è del 17,2%)

Registriamo un discreto ottavo posto sulla vendita attraverso marketplace delle nostre PMI, un 5,3% sul totale. Se togliessimo le prime tre nazioni (Germania, Irlanda e Austria) il risultato non sarebbe male. Peccato che queste tre nazioni vendono quasi il doppio di noi con queste piattaforme.
Per quanto riguarda sistemi informativi utilizzate dalle nostre PMI registriamo una percentuale di uso di software CRM del 18% contro una media europea del 20% (15° posizione), una percentuale di aziende ad alto livello di digitalizzazione (lo studio si basa su 12 indicatori ad esempio presenza di social media, siti web ad alte funzionalità, competenze specifiche etc) del 12% su una media del 20% (23° posto), 11% di aziende che usano software per la gestione della catena di approvvigionamento su una media UE del 17%, 23° posizione. Siamo ultimi per la percentuale di aziende che possiede siti web con funzionalità sofisticate. Solo il 36% di PMI su una media UE del 58%.

Dunque abbiamo analizzato uso di servizi online e digitalizzazione delle imprese.
Vediamo lato Pubblica Amministrazione cosa accade.
Servizi eGovernment
Per i servizi eGov, si intendono i servizi messi a disposizione dal nostro comune, dalla regione, dallo stato ed in generale da tutte le pubbliche amministrazioni.
Come siamo messi secondo il rapporto DESI?
Cito il rapporto:
Sul fronte eGovernment, l’Italia sta procedendo lentamente e si è confermata al 19º posto in classifica. Sul fronte open data ha invece registrato una notevole crescita: il paese ha infatti migliorato la sua posizione in classifica di 11 posti, superando così la media UE. La disponibilità di servizi eGovernment (ad es. livello di completezza dei servizi online) è al di sopra della media, benché il livello di sviluppo dei servizi rivolti alle imprese si collochi leggermente al di sotto della media. La performance peggiore è ascrivibile alla categoria degli utenti eGovernment, che vede l’Italia all’ultimo posto in classifica fra i paesi UE: si tratta di un risultato addirittura peggiore di quello registrato per l’uso di altri servizi online, che potrebbe essere il sintomo di alcuni problemi per quanto riguarda l’utilizzabilità dei servizi pubblici. Per quanto riguarda l’utilizzo dei servizi di sanità digitale, l’Italia si posiziona bene, collocandosi all’8° posto fra gli Stati membri dell’UE. Nel maggio 2017 il governo italiano ha varato la nuova strategia triennale relativa alle tecnologie dell’informazione nella pubblica amministrazione…. Al momento, la cartella clinica elettronica è stata adottata da 16 regioni italiane su 21 (benché solo una minoranza la impieghi per tutti i servizi sanitari) mentre 11 sono pronte per l’introduzione dell’interoperabilità.

Questa sintesi ci consegna una situazione a tinte scure più che chiare. Ho parlato di open data anche qui, e pur condividendo la strategia orientata alla trasparenza e rilascio dei dati, e compiacendomi del passo avanti in termine di diffusione, quello che a mio avviso manca nel paese è l’uso degli open data da parte della popolazione. Non basta mettere a disposizione dati (sebbene questo denoti una certa sensibilità da parte dei decisori pubblici), serve che i cittadini e i professionisti li usino con coscienza. Serve far crescere la domanda di dati per un determinato obiettivo e servono le competenze necessarie per un approfondimento di analisi. Magari coinvolgendo la scuola e facendo comprendere il valore aggiunto di questa buona pratica.

Se parliamo invece dei servizi della pubblica amministrazione digitale, il rapporto DESI evidenza un buon posizionamento dell’Italia in merito al completamento dei servizi eGov online. Ma la domanda è: come vengono gestiti dagli uffici i servizi, una volta attivati? Si è proceduto ad un ripensamento del processo che non sia una banale mappatura da analogico a digitale (perdendo tutto il valore aggiunto in termini di efficienza e semplificazione del processo digitale)?
E la seconda domanda, ben più importante, è relativa agli utenti dei servizi digitale della pubblica amministrazione (servizi eGov). Se la disponibilità di servizi eGov è al di sopra della media UE (solo per i privati, perché i servizi per le aziende sono al di sotto della media UE), ma il numero di utenti è assolutamente insoddisfacente tanto da farci piombare in ultima posizione su 28 paesi, non è che stiamo mettendo a disposizione i servizi sbagliati? O meglio stiamo evitando di mettere a disposizione servizi eGov per le pratiche più diffuse? Perché non viene fatta la giusta analisi rispetto ad un tema così importante?

Questo è sicuramente un punto migliorabile, che merita un articolo di approfondimento a parte. Non stiamo infatti parlando di sole cifre e statistiche, stiamo parlando della competitività delle nostre aziende, dei professionisti, e stiamo parlando del tempo perso da parte dei cittadini.

Ribadisco, l’Italia è ULTIMA per l’utilizzo di servizi eGov.

Davvero un pessimo, pessimo, pessimo biglietto da visita.

2018-10-23T10:57:54+00:00