Abbastanza delusa torno a casa.
Il nostro emendamento più importante al decreto non è passato per una manciata di voti. Gli unici a non votarlo sono stati una parte (cospiqua) del PD.
Parliamo dell’irrevocabilità della querela per atti reiterati, che sono già procedibili di ufficio. Ovvero, una volta depositata una querela, non puoi più tornare in dietro. Non ha senso. Quante donne, all’interno di una situazione famigliare ed intima, ci penseranno più e più volte prima procedere con l’atto della querela se non possono più tornare indietro? Questo articolo disincetiva di fatto le querele! Che sono già un numero infinitesimale rispetto alle molestie. Cosa stiamo facendo? In che direzione stiamo andando con questo provvedimento? Otteniamo soltanto come risultato quello di allontanarci dal nostro obiettivo, ovvero la denuncia di un atto di violenza fisica o morale.
L’unica nota positiva che posso registrare su questo articolo, è stata la discussione che è avvenuta in aula. Molti interventi e molta attenzione sul tema. È così che il Parlamento deve lavorare. Il confronto è sempre positivo. Basta con la decretazione d’urgenza su questioni strutturali (che in questo caso, essendo il decreto uscito a metà agosto, ci ha fatto perdere ben 3 settimane di discussione in commissione, e che rischia di far decadere il decreto!). È anticostituzionale e i risultati non sono mai positivi! Basti pensare agli oltre 300 emendamenti al decreto. Molti presentati anche dal PD che continua a lodare il decreto. Non si sa con quale coraggio dato che è stato demolito da tutti gli esperti ed operatori del tema. E basta con la critica politica strumentale. Noi non siamo contro il decreto. Lo volevamo semplicemente DIVERSO. Più finanziamenti al piano antiviolenza. I 10 milioni scarsi stanziati sono insufficienti. All’estero si fanno piani strutturati per cifre 10 volte superiori. Guardiamo la Spagna, guardiamo l’Inghiliterra.
Serve un piano serio. Una programmazione con obiettivi da raggiungere. Un monitoraggio costante del fenomeno. Concreto. Ed un lavoro di coordinamento con i centri antiviolenza e gli operatori. Formazione ed istruzione devono tornare alla base della nostra azione politica. Se non capiamo questi semplici punti saranno sempre sforzi inutili.
Ma forse qui, gli obiettivi delle forze politiche non coincidono. Sentiamo parlare (e votiamo, o meglio gli altri votano e approvano) misure repressive. Uno Scalfarotto che dice di voler difendere i diritti umani, ed invece permette che lo Stato si sostituisca alla donna in una scelta come quella di una revoca della querela.
Una Carfagna che, unica, vota in dissenso dal gruppo, contro il nostro emendamento. Contro il buon senso. E dopo aver votato, va a colloquio con la relatrice on. Ferrante per parlare dell’emendamento. Che non sapesse cosa stava votando? Dov’era quando eravamo in commissione a discutere ed emendare il provvedimento? A discutere tutto il decreto? Quanta consapevolezza c’era in quel voto, dei tanti del pd che si sono messi contro TUTTI gli altri partiti e movimenti politici (e contro il volere di tutte le associazioni per la lotta alla violenza femminile)?
Continuo a domandarmelo.. ma non ho risposte. Martedì si prosegue con il voto agli emendamenti. Seguiteci!
E grazie alle associazioni presenti oggi in aula. Siete la nostra forza.
Miei interventi