Nel cammino per la difesa e della tutela dei diritti, come regolati in Europa, sicuramente l’approvazione della legge sul divorzio breve rappresenta un considerevole passo in avanti.
Grazie a questo provvedimento, il percorso giudiziale è stato accorciato nei tempi, rispondendo così alle esigenze di serenità delle famiglie e dei figli in occasione di un ‘passaggio’ delicato nelle storie personali come e’, appunto, la fine di un matrimonio. Oltre a questo, soprattutto si è determinato un guadagno economico per le famiglie e un risparmio processuale per lo Stato.
Il termine minimo che deve intercorrere dalla separazione per legittimare la richiesta del divorzio, viene ridotto da tre anni a 12 mesi in caso che non vi sia accordo tra i coniugi e quindi si sia instaurato un procedimento contenzioso davanti al Tribunale.
Per le separazioni consensuali il termine è stato abbreviato da tre anni a soli sei mesi; questo termine si estende anche alle separazioni che, inizialmente contenziose, si trasformano in consensuali.
Per entrambi i casi il decorso del termine si calcola dalla comparsa dei coniugi davanti al presidente del tribunale nella procedura di separazione personale, all’udienza nella quale sono a autorizzati a vivere separati.
Sino ad oggi la procedura registrava tempi molto dilatati, e risultava essere costosa dal punto di vista economico ma anche e, soprattutto, impegnativa sotto l’aspetto psicologico ed emozionale.
Nella fine di un matrimonio, ci sono forti implicazioni emotive, che portano a perdere ragionevolezza e che, troppo spesso, coinvolgono anche i figli, facendoli oggetto di scambio rispetto a rivalse economiche o relazionali tra gli ex-coniugi.
Nel corso dei lunghi procedimenti di separazione-divorzio interviene molto spesso una forte conflittualità tra genitori che si proietta e coinvolge i figli soprattutto anche minori, pregiudicando un sereno rapporto con entrambi i genitori.
Il protrarsi per anni dei procedimenti di separazione e divorzio, complice una normativa in tema non adeguata alla realtà sociale odierna, e la lacunosità d’alcune norme del diritto di famiglia, impegna il procedimento su aspetti, quali il diritto di visita ai figli del genitore non convivente, che costano moltissimo in termini emozionali e di sofferenza psicologica, senza, peraltro, garantire strumenti rapidi ed efficaci, in caso di mancato rispetto delle condizioni poste a tutela dell’ex-coniuge non convivente con i figli.
Dopo 40 anni, dunque, un passo in avanti importante che spinge il Parlamento, adesso, ad affrontare anche le altre sfide che afferiscono alla sfera dei diritti civili.
Stay tuned!