Ho presentato una mozione sul tema dell’IMU Agricola che mercoledì 13 Maggio ha avuto parere favorevole del governo ed è stata approvata dalla Camera.
E’ per noi fondamentale che si ripristini un sistema che valuti il valore effettivo dei terreni e, solo dopo, imporre tributi certi ed equi.
Per questo abbiamo chiesto al Governo che sia avviata una revisione organica delle tariffe d’estimo stabilite sui terreni agricoli in base alla loro redditività e qualità effettive. I dati catastali, sui quali calcolare l’IMU da pagare, non sono infatti aggiornati.
Dal 2009, secondo l’ISTAT, la classificazione è invariata. Si devono prevedere esenzioni, poi, per agricoltori colpiti da calamità naturali o per terreni che hanno subito grave pregiudizio alla redditività.
Parliamo di una realtà composta da 2 milioni di imprese che producono il 9% del PIL, che arriva al 14% considerando l’indotto, per un totale di circa 3,2 milioni di lavoratori in tutta la filiera. Si tratta di 25 miliardi di euro garantiti all’erario.
Queste imprese non devono essere vessate, anzi, vanno valorizzate, perché il settore agricolo rappresenta oggi una delle eccellenze per il quale il nostro Paese è noto in tutto il mondo.
Oggi, i ricavi delle imprese agricole, spesso non coprono gli oneri tributari e i costi di produzione cui devono far fronte: il loro livello di produttività è fermo al 2005. Per questo è indispensabile intervenire.
Non è accettabile che l’imposizione chiesta ad aziende che prima di oggi non erano soggette all’IMU, avvenga sulla base di criteri catastali non aggiornati (l’ultimo aggiornamento del catasto da parte della commissione Censuaria risale al 2009) o sulla base del solo requisito di montanità , che non tengono affatto conto di peculiarità territoriali o eventi stagionali svantaggiosi nonché infestazioni in corso.
Oltre ad una fiscalità non equa segnaliamo la difficoltà per le imprese di lavorare, in un regime fiscale che mutua anno per anno.
La certezza del diritto, ed in questo caso di un fisco equo e stabile nel tempo, sono principi fondamentali del nostro Stato.
L’esosità dell’imposizione complessiva sulle imprese agricole, pari a 25 miliardi, ha provocato una crisi superiore a quella rilevabile nel settore edilizio, causando numerosi fallimenti. Soprattutto in una situazione di crisi che non accenna a diminuire, le imposte devono rispondere a criteri di equità e determinate sulla base di più aspetti, non di certo la sola ubicazione territoriale. L’Italia deve puntare sui propri settori di eccellenza, e aiutare anche il ricambio generazionale in atto nel comparto agricolo.
Per questo motivo l’aggiunta dell’imu agricola potrebbe non essere sostenibile per molte imprese.
Qui il video del mio intervento in dichiarazione di voto.
Qui il testo della mozione.