Ieri (15 giugno) nell’aula del Senato è andato in onda uno dei classici teatrini.
Si parla dello ius soli, ovvero l’acquisizione della cittadinanza di un dato paese come conseguenza del fatto giuridico di essere nati sul territorio, indipendentemente dalla cittadinanza dei genitori.
La legge italiana attualmente prevede che acquisti alla nascita la cittadinanza italiana colui o colei che abbia i genitori cittadini italiani o che sia discendente di un italiano fino al secondo grado e abbia prestato servizio (militare o di incarico pubblico) nello stato. L’acquisizione della cittadinanza per il legame con il territorio è circoscritta ad alcune particolari fattispecie, quale ad esempio l’essere nato in Italia ed avervi legalmente ed ininterrottamente risieduto fino al raggiungimento della maggiore età. Solo in questo momento verrebbe acquisita la qualità di cittadino italiano.
Con la proposta di legge approdata a Palazzo Madama si riconosce la cittadinanza italiana anche a chi è nato nel territorio della Repubblica da genitori stranieri. Almeno uno dei due deve essere in possesso del permesso di soggiorno permanente o del permesso di soggiorno di lungo periodo e risiedere almeno da 5 anni in Italia.
Bisogna tenere presente che questa proposta non riconosce molti diritti in più rispetto a quelli che già vengono riconosciuti ai cittadini stranieri che risiedono legalmente nel nostro paese.
Istruzione, sanità, assistenza, vengono in ogni caso garantiti.
Il principale diritto che verrebbe garantito con il riconoscimento della cittadinanza italiana (sempre a 18 anni) è il diritto di voto. Ma forse è proprio questo il nodo politico…
Oltre al cosidetto ius soli temperato, la proposta di legge prevede inoltre il riconoscimento dello ius culturae. Quest’ultimo comporta il riconoscimento della cittadinanza italiana ai soggetti nati all’estero ed immigrati in Italia entro il dodicesimo anno di età, i quali devono aver frequentato la scuola nel nostro paese per almeno 5 anni.
Purtroppo, invece che discutere del tema, l’Aula di Palazzo Madama si è trasformata in una sorta di ring con tanto di zuffa e feriti. I senatori della Lega sono arrivati sino ai banchi del governo. Inutile segnalare come lo scontro politico dovrebbe essere solo in senso metaforico, e che attraverso l’orazione ed il dibattito si dovrebbe cercare di convincere chi la pensa diversamente da noi, e magari arrivare ad un punto di mediazione. Evitando l’azione fisica volta alla violenza!
L’aggravante, se solo pensassimo che di aver toccato il fondo, è che tutto ciò è accaduto per il fatto di aver modificato l’ordine del lavori dell’Aula, anticipando il tema in discussione. Chissà cosa accadrà quando si dovranno votare gli oltre 50.000 emendamenti presentati dalla Lega!
In allegato il testo in esame e il dossier studi, con la comparazione della disciplina esistente in altri stati. Per conoscere norma e contesto, prima di commentare.
Buona lettura!
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-Mara-