IL SENSO DEL LAVORO CHE FACCIO ASSIEME AI RADICALI
Il Tar ieri ha pubblicato l’ordinanza che risponde negativamente al nostro ricorso, Radicali Italiani, Staderini e Mucci (chiedevamo annullamento indizione referendum in data 17 aprile per la violazione standard internazionali e mancata neutralità del governo).
Il ricorso non era quindi sul merito, ma sul metodo, e sul pieno significato dei referendum e su come questi debbano essere affrontati per dare piena attuazione al diritto.
Indicando come data la prima utile nella finestra indicata dalla legge, e quindi il 17 aprile, il Governo ha fortemente inciso sugli spazi di informazione, limitandoli al massimo. Poteva accorpare la data a quella delle consultazioni amministrative (non è vero che la legge lo vieta) evitando quindi di sprecare 300 milioni di euro, con il grosso rischio, tra l’altro, di incidere sul fallimento del referendum (anche le dichiarazioni del Governo possono essere racchiuse nelle azioni poste in essere per far fallire il raggiungimento del quorum).
Sul metodo del referendum è dunque costruito il nostro ricorso, e non sul merito o su una ennesima consultazione pro o contro il Governo Renzi. E’ un piano più alto, che ha attinenza con la democrazia e lo stato di diritto.
L’obiettivo è quello di un chiarimento che riguarderà tutte le future consultazioni, almeno fino a quando la nostra legge prevedrà il quorum (personalmente sono contraria al quorum sui quesiti referendari, poiché assimila l’astensione ad un voto contrario, proprio come segnala il “codice di buona condotta dei referendum” fatto proprio dal Consiglio d’Europa e dal Governo italiano).
Stante le norme in essere dunque, serve più attenzione sul fronte della neutralità del governo sulla strategia referendaria.
Questo vogliamo che sia chiaro attraverso le nostre azioni di ricorso. Ossia come garantire neutralità del Governo, e adeguata informazione sui temi referendari.
Ieri il Tar ci ha negato la sospensiva, ma tra i motivi del rigetto cita l’”insussistenza di elementi sufficienti a rivelare l’irragionevolezza/illogicità della scelta della data referendaria operata dal Governo”. Quindi non ci dà torto ma segnala che mancano elementi per intervenire. Inoltre si riconoscono gli standard internazionali che col nostro ricorso abbiamo rimarcato. Ed anche questo è un fatto nuovo.
Continua quindi la nostra battaglia referendaria.
Questo il senso dell’agire radicale che condivido, e che parla per bocca di Mario Staderini:
“Noi non dobbiamo vincere, dobbiamo rendere chiaro quale sia il diritto. E poi fare politica, cioè far vincere le regole, dopo aver mostrato dov’è la verità.
“Dire giustizia” è quello che fanno i tribunali, noi dobbiamo portargli le argomentazioni in modo che loro dicano giustizia, diritto, al livello più alto. A quel punto siamo tutti pronti per capire meglio come e perché cambiare le regole”
-MM-