Sono stata chiamata a far parte della commissione di inchiesta sul livello di digitalizzazione e innovazione delle pubbliche amministrazioni
La commissione parte con l’acceleratore, e credo sia di fondamentale importanza: non basta infatti un commissario per il digitale o un’agenzia, se poi il parlamento non tocca con mano le problematiche che spesso rientrano comeoggetto in progetti di legge all’esame dell’aula.
Questo lavoro ci consente un’analisi più approfondita per un tema che potenzialmente porta con sé risparmi ed efficienza, ma se gestito male anche sprechi di risorse e burocrazia.
Dunque apprezzo l’atteggiamento del Presidente Coppola, con il quale abbiamo discusso in modo collaborativo, delle prime audizioni da fare, che ci serviranno per avere un quadro generale del tema.
Giovedì scorso abbiamo iniziato con le audizioni di Consip, la società per azioni del Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) che svolge attività di consulenza, assistenza e supporto nell’ambito degli acquisti di beni e servizi delle amministrazioni pubbliche. Attraverso di lei passano il 24% degli acquisti della pubblica amministrazione. Già questo dato, che non si può dire sia alto, fa riflettere su come, anche a partire dal sistema degli acquisti della PA, ci siano i margini per fare miglioramenti.
In futuro ascolteremo anche ANAC, Agid, Inps, Corte dei Conti, ed altri soggetti.
Segnalo che la commissione è una commissione di inchiesta, dunque mi auguro emergano nuovi dati, proprio in virtù della segretezza che lega i commissari e i soggetti che via via saranno ascoltati.
Una volta acquisito il quadro generale su questo tema nella sua vastità, ci muoveremo in modo più puntuale, anche attraverso ispezioni sul territorio, per comprendere i problemi pratici di attuazione dell’agenda digitale nonché le soluzioni diversificate che caratterizzano il modo di agire di ciascuna amministrazione, dai comuni, alle istituzioni universitarie, alle aziende del Servizio Sanitario.
L’obiettivo è terminare il lavoro con proposte concrete da avanzare al Parlamento.
Mi piace sottolineare come questa attività in parte incroci lo stesso spirito del progetto Digitale in Comune – sostenuto da associazioni che si occupano di digitale, ed amministrazioni che si sono messe in gioco -, e che si basa principalmente sull’ascolto, e sul supporto sul campo.
L’obiettivo è guardare oltre il proprio naso, per evitare di legiferare a strati senza comprendere i reali motivi di un blocco digitale difficile da scardinare.
Come di consueto vi terrò aggiornati!